Egregio De La Vega (immagino che i frigoriferi della Ignis non siano attinenti), sono in
internet da prima che si chiamasse internet, c'erano le BBS. Fin da allora esprimo la
mia personalissima opinione (che ovviamente resta tale e dunque è opinabile per
definizione, mi si perdoni la tautologia) e cioè la contrarietà all'uso anonimo di
questo mezzo, ma fin qui siamo, appunto, nel campo delle opinioni. Ciò premesso, veniamo
alla sostanza: sarebbe stato sufficiente cliccare col mouse destro sulle proprietà del
file da me inviato per scoprire che quest'ultimo risale al 18 ottobre 2017, mentre
l'intervista, dove è stata pubblicata la foto, risale al 29 maggio 2020. Voglio dire
che la foto non può in alcun modo essere di proprietà di terzi, a meno che io non ne
avessi venduto e sottoscritto il trasferimento dei diritti. Ribadisco inoltre che a giorni
riceverò la conferma scritta dalla redazione di quella rivista. Tuttavia, non è di questo
che stiamo parlando. E' mai possibile che ciò possa comportare la legittimazione della
decisione da parte di un singolo di bloccare il mio account (peraltro, risalente
praticamente ai tempi di creazione di Wikipedia, non sono un novellino che non conosce le
regole, come da Lei affermato)? Voglio dire, non stiamo più parlando della foto, ma
dell'account, e qui arriviamo ad un dilemma filosofico ben più ampio e grave, quello
della partecipazione democratica. E' un altro piano? Può darsi, ma non sono io ad aver
cambiato tale piano.
-----Original Message-----
From: WikiIT-l [mailto:wikiit-l-bounces@lists.wikimedia.org] On Behalf Of
ignis delavega
Sent: Tuesday, March 2, 2021 1:28 PM
To: Discussioni su Wikipedia in italiano / Italian Wikipedia discussion <wikiit-
l(a)lists.wikimedia.org>
Subject: Re: [WikiIT-l] Blocco mia utenza Wikipedia
Gentile Mark Bernardini,
lei confonde piani totalmente diversi, in particolare quello del diritto e della
tutela delle norme sul copyright con quello della partecipazione democratica
che non vedo in che modo possa derogare a dette norme se non attraverso a
funzioni complesse come quella legislativa.
Su wikipedia agiamo tramite nick e dico l’ovvio dicendo che se lei decide di
registrarsi con nome e cognome, nessun di noi può essere certo della sua
identità.
Se quindi l’utente Mark Bernardini carica una foto che ritrae Mark B. e questa
foto già risulta pubblicata altrove su rivista di cui Mark B. non appare essere
titolare, la prima cosa da fare è cancellare la voce per violazione di copyright
così tutelando un diritto ben preciso.
Ecco vede, di fronte a questo semplice, banale, scrupolo e cioè la difesa di un
diritto altrui, lei dovrebbe semplicemente ringraziare l’utente Bradipo Lento
e non scrivere codeste email.
Sono certo però che a questo tenore del suo scritto abbia contribuito la non
perfetta conoscenza del mondo di wikipedia e dello scrupolo che gli utenti e
gli amministratori hanno nel salvaguardare i diritti di copyright altrui. Anche a
costo di sbagli o di mal comprensione come questa.
Pensi un po’, sarebbe bastato che lei caricasse una foto non pubblicata per
evitarle questa perdita di tempo.
Cordiali saluti
Ignis de La Vega (un nick, ma potrei essere davvero parente di qualcuno più
famoso)
Il giorno 2 mar 2021, alle ore 10:35, Mark
Bernardini
<mark(a)bernardini.com> ha scritto:
Ho inviato una mia foto (Mark_Bernardini.jpg). La foto è stata bloccata,
perché
non disporrei di sufficienti permessi in merito ai diritti d’autore.
Sono un interprete di simultanea e consecutiva. Nel 2017 stavo traducendo
in una
riunione presso il parlamento russo, durante la traduzione chiesi ad un
mio conoscente di scattarmi una foto dal mio smartphone. Dunque, mia la
foto, mia la persona che vi è ritratta (si può vedere nel link qui sotto) e mio
l’apparecchio fotografico.
Il 29 maggio 2020, la rivista torinese “Nuova Società” mi fece un’intervista,
per
la quale mi chiese una foto, gli spedii proprio la foto in questione.
L’intervista è reperibile al link:
nuovasocieta.it/ci-sono-due-russie-una-e-quella-raccontata-dai-
mainstream-occidentali-laltra-quella-reale-intervista-a-mark-bernardini/
L’utente “Bradipo Lento” (tra l’altro, sono abituato a conversare con
persone che
si presentano con nome e cognome, non con anonimi nickname
di dubbio gusto) ha bloccato la foto, affermando che essa appartenga alla
rivista in questione. Ho contattato l’intervistatrice, che, sorpresa e
mortificata, mi ha confermato che, ovviamente, la foto è e rimane di mia
proprietà. Sono in attesa di avere la conferma scritta da parte della loro
redazione, ma la vicenda è già ora di per se lampante ed emblematica.
Avendo io contestato la decisione di “Bradipo Lento”, quest’ultimo ha
bloccato il
mio account (posso fornire lo screenshot, se necessario). Pongo
dunque una questione che travalica l’episodio congiunturale. In Wikipedia si
parla continuamente di “democrazia partecipativa”.
Tecnicamente, etimologicamente, “democrazia” viene dal greco
δημοκρατία, composto
di δῆμος “popolo” e -κρατία “-crazia”. Potere al
popolo. La democrazia è una forma di governo che si basa sulla sovranità
popolare e garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza
all’esercizio del potere pubblico.
La democrazia partecipativa (o diretta) è quella per cui gli antichi ateniesi
avevano e utilizzavano la possibilità di esprimersi direttamente con la
discussione e con il voto sulle tematiche di interesse per la loro città e di
decidere. Rousseau ritenne che la democrazia non possa che esprimersi in
forma di partecipazione personale e diretta, che garantisce e mantiene la
libertà di tutti e consente la formazione della volontà generale. Se vogliamo,
possiamo arrivare persino a Lincoln: “government of the people, by the
people, for the people”. Il popolo si esprime attraverso le elezioni, ma può
anche governare direttamente e il governo deve perseguire l’interesse del
popolo.
Poi nell’antica democrazia ateniese c’era anche un altro principio: quello
dell’ostracismo. Era un tipo di sanzione consistente in un allontanamento
della durata di 10 anni dal territorio della città, che l’assemblea popolare
poteva comminare nei confronti di cittadini la cui attività fosse ritenuta
pericolosa per lo Stato, ma in pratica utilizzato, per lo più pretestuosamente,
per eliminare dalla scena politica personaggi pubblici invisi alla maggioranza.
Quello che è stato operato nei miei confronti è peggio dell’ostracismo: non
c’è
nessuna assemblea popolare, bensì è sufficiente un singolo anonimo, non
eletto da nessuno, investito di un potere abnorme, ingiustificato,
sproporzionato e perciò pericoloso.
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